Canto a Cuncordu: prima regola

Lunedì, 23 Marzo 2020 08:32
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Andrea Nonne trasmette l’eredità dei maestri ai tre giovanissimi allievi del coro Su Cuncordu di Fonni...

Il segno della continuità inesausta del canto a tenore nel gomitolo delle generazioni viene da Fonni, con “Su Cuncordu” dei giovanissimi allievi di Andrea Nonne. Con lui, solista di 35 anni, cantano tre studenti delle superiori: Antonello Cianciotto, 17 anni (mezza voce), Alberto Mattu, 16 anni (contra) e Alessio Mulas 17 anni (basso). Racconta Andrea: «Il coro ha avuto l'onore di un battesimo identitario il 25 maggio scorso in un concerto in campagna davanti a un gruppo di ricercatori dell'Università catalana di Barcellona entusiasti, venuti sui nostri monti per realizzare un documentario sulle tradizioni della Barbagia. Nel mio paese il canto a tenore si chiama proprio cuncordu, a indicare la concordia delle voci».

Andrea fa una premessa metodologica: «Che quello a tenore sia un canto esclusivo dei pastori è vero fino a un certo punto. Anche, ma non solo. Agli inizi del secolo scorso a Fonni c'erano cori dove il pastore, l'artigiano e il contadino si ritrovavano insieme a meraviglia». Sulla sua scuola impropria, per dirla con Michelangelo Pira, Andrea confida: «Ai ragazzi trasmetto l'eredità ricevuta dai miei maestri, con le sue regole precise. Prima regola: comanda il solista, i coristi debbono arrivare a intuire che cosa vuole in quel momento chi li guida come regista».

I cori a tenore di Fonni sono considerati da sempre tra i più inconfondibili, «specie nel dare potenza alle consonanti labiali, nei tocchi dei coristi che accompagnano sa boche, il solista – osserva ancora Andrea Nonne –. I miei giovani allievi sono molto ben disposti ad ascoltare, come ero io con Cristolu Bòttaru e Micheli Puddu, fratello di Pietrino il cieco. Per l'età che hanno, Antonello, Alberto e Alessio sono cantori straordinari». Andrea Nonne rimarrebbe ore ed ore a parlare dei suoi maestri e dei rimproveri di Cristolu Bòttaru. «Lui era molto severo ma io capivo che lo faceva per il mio bene, perciò non replicavo e in cuor mio ridevo delle sue sfuriate». Con i suoi allievi di oggi Andrea è ugualmente rigoroso ma i tre studenti sono entrati ciascuno nel ruolo e le previsioni del maestro sono buone. «Certo le loro voci ancora non possono essere del tutto formate» (sun galu a gùturu de pudda, come si dice in gergo), «ma nel giro di qualche anno il novello Cuncordu di Fonni sarà in grado di produrre un lavoro tutto suo curato nei minimi particolari, rispettoso dei moduli della tradizione da sa boche sèria ai balli, dai mutos ai canti religiosi, ma nello stesso tempo dotato di quella fantasia necessaria a rinfrescare la vocalità antica: ai ragazzi lo dico sempre, dovete essere padroni di ciò che fate».

A proposito di canti religiosi Andrea Nonne rievoca un altro grande cantore fonnese della sua infanzia, Salvatore Marceddu, che apriva la processione del Cristo morto il venerdì santo seguendo il viaggio tragico della Madonna per le vie del paese. «Tiu Marceddu era un grande, nessuno come lui sapeva interpretare quel canto funebre».

Morale della favola: per raggiungere certe vette occorre una grande passione e un impegno rigoroso. Per Andrea, «anche nella scelta dei testi da cantare è tempo di ritornare alla genuinità della lingua sarda, senza sovrapposizioni di italianismi fuori luogo e ormai anacronistici». Fonni sta sempre lassù, e non solo come altitudine.

Fonte: https://www.lanuovasardegna.it/regione/2013/09/16/news/prima-regola-e-il-solista-che-comanda-1.7756811

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