Il "Cuncordu" in Sardegna

"Canto a cuncordu Come il canto a tenore, anche quello a cuncordu è di norma a quattro parti maschili, ciascuna delle quali viene eseguita

da un solo cantore specializzato che secondo tradizione è membro di una confraternita laicale.Come il canto a tenore, anche quello a cuncordu è di norma a quattro parti maschili, ciascuna delle quali viene eseguita da un solo cantore specializzato che secondo tradizione è membro di una confraternita laicale.Vi sono - o v'erano fino a poco tempo fa - delle eccezioni notevoli, costituite da repertori a cinque parti (come quello di Aggius) e a tre parti (a Bono), come pure l'esclusiva appartenenza a una confraternita oggi si verifica in pochi paesi - come Castelsardo e Santu Lussurgiu - mentre esistono diversi gruppi di cantori formati interamente da non confratelli. Comune al canto a tenore è la logica musicale basata sulla piena sonorità dell'accordo maggiore in posizione fondamentale (con analoga disposizione delle parti vocali), anche se il canto a cuncordu presenta sempre una maggiore ricchezza e varietà di combinazioni di accordi. Diversi sono invece l'impostazione delle voci (in particolare nel canto a cuncordu mancano i suoni gutturali) e il colore che risulta dalla loro combinazione, nonché l'impianto ritmico che nel canto a cuncordu è imperniato su note lunghe tenute i cui valori non hanno i rapporti di proporzionalità della musica d'arte occidentale (ossia senza che vi si possa individuare una scansione regolare). Significativamente differenti sono altresì gli scenari e le modalità dell'esecuzione. L'occasione principale del canto a cuncordu è costituita dai riti paraliturgici della Settimana Santa e in particolare dalle cerimonie del venerdì santo. Diversi da paese a paese, tali riti prevedono percorsi processionali e alcune azioni drammatiche - "s'incravamentu" (la crocefissione) e soprattutto "s'iscravamentu" (la deposizione) - che rappresentano i momenti principali della Passione. Ogni momento del rito prevede uno specifico brano a cuncordu: solitamente si tratta di versioni locali del Miserere e dello Stabat Mater. In tutti i casi, il canto qualifica gli spazi del sacro e determina i tempi dell'azione rituale, catalizzando l'attenzione dei partecipanti al rito e dando senso all'azione simbolica rappresentata. Le esecuzioni rituali del canto a cuncordu sono sempre regolate da precise norme e nulla viene lasciato al caso. Non si può cantare male, né sono permesse eccessive libertà rispetto ad una norma condivisa. I cantori propongono le proprie esecuzioni in una sorta di regime di delega collettiva: la loro esecuzione rappresenta l'intera comunità nel suo dialogo con il divino. I comportamenti musicali dei cantori incaricati delle esecuzioni rituali vengono pertanto attentamente vagliati dai partecipanti al rito e la loro performance viene giudicata fin nei particolari e oggetto di discussioni collettive nei giorni a seguire. Accanto ai brani destinati alla paraliturgia, parecchi repertori locali di canto a cuncordu comprendono le parti dell'Ordinarium Missae (Kyrie, Gloria, Agnus Dei, Sanctus e talvolta anche Credo) per l'accompagnamento delle messe solenni, vari canti per altre destinazioni rituali e devozionali dell'anno, nonché, nel caso di repertori propriamente confraternali, dei brani per i momenti principali della vita del sodalizio (il Te Deum per l'elezione del nuovo priore, l'ingresso dei novizi, eccetera) e specifiche versioni del Miserere per i riti funebri. Tutti i repertori di canto a cuncordu comprendono altresì brani con testi non religiosi e d'argomento profano che hanno tuttavia una struttura musicale del tutto simile a quella dei brani con testo religioso in latino. Tali brani non hanno solitamente una specifica destinazione contestuale e sono rivolti alle occasioni di ritrovo dei cantori, all'esecuzione durante gli numerosi spuntini e banchetti collettivi e i momenti dello stare insieme durante l'anno. Accanto a località dove la pratica del canto a cuncordu non ha avuto soluzione di continuità ed è documentata oramai da decenni (prime tra tutte Castelsardo e Santu Lussurgiu), ve ne sono altre in cui si è assistito (o si sta assistendo) ad una riscoperta della tradizione ad opera di gruppi di giovani, talvolta nell'ambito di una rinascita dell'istituzione confraternale. Ecco alcune località dove, durante i riti della Settimana Santa, è possibile ascoltare il canto a cuncordu: Castelsardo, Santu Lussurgiu, Cuglieri, Orosei, Aidomaggiore, Bonnannaro, Bortigali, Bosa, Nughedu San Nicolò, Galtellì, Ghilarza, Aggius, Irgoli, Sennariolo, Tempio Pausania."

Da qualche anno anche a Fonni, proprio grazie ad una splendida iniziativa del Tenore Su Cuncordu de Onne, denominata Donos de Natura è possibile riscoprire l'imponente storia di questa tradizione che vedeva, comunque, la Barbagiaprotagonista nell'ombra dei suoi monti e del suo "isolamento". Antico canto a cuncordu a Fonni

BIBLIOGRAFIA UTILE

 

Canti liturgici di tradizione orale, a cura di P. Arcangeli- R. Leydi-R. Morelli-P. Sassu, 4 long playings, alb 21, Milano, Albatros, 1987;
P. Arcangeli-P. Sassu, "Esempi di polivocalità nel repertorio liturgico di tradizione orale in Italia", in Musica e liturgia nella cultura mediterranea, a cura di P. Arcangeli, Firenze, Olschki, 1988;
Su cuncordu, a cura di P. Sassu-R. Morelli, Film documentario, Prod. Rai-Dipt. Scuola Educazione/Sede Rai di Trento, 16 mm., coll. (50 min.), 1988;
Liturgia e paraliturgia nella tradizione orale, a cura di G. Mele-P. Sassu, Cagliari, Universitas, 1992;
Polyphonies de Sardaigne, a cura di B. Lortat Jacob, compact disc, Paris, Le chant du Monde, LDX 274760, 1992;
I. Macchiarella, Il falsobordone fra tradizione orale e tradizione scritta, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 1995;
Sardegna. Confraternita delle voci. Santulussurgiu, a cura di P. Sassu-F. Salis-R. Morelli, compact disc, Udine, Nota 2.18, 1995;
B. Lortat Jacob, Canti di Passione, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 1996;

Fonte: sardegnacultura.it

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