Canti profani

Su Cuncordu de Onne durante il corso degli anni ha attinto dalle tradizioni vocali sardi per elaborare il seguente repertorio di canti profani:

  •  «Passu ‘e carru»: Caduto in disuso nei primissimi anni cinquanta, era prevalentemente il canto dei contadini, che eseguivano, immedesimandosi nel lavoro quotidiano quando, col giogo dei buoi, si apprestavano ad andare nei campi. Veniva eseguito con ritmo e cadenza, quasi ad imitare l’andatura del carro; da quest’ultimo prende il nome. Non è altro che una «boghe ‘e notte» molto lenta.
  • «Boghe ‘e notte»: Solitamente eseguito come primo canto; è un modulo che sicuramente permette il riscaldamento delle corde vocali ed è il canto di presentazione, per «aprire la strada» agli altri.
  • «Ballu torrau»: è il primo ballo che il tenore esegue; l’esecuzione è molto elegante e consente alla voce solista di esprimersi e richiedere al «coro» molti passaggi vocali, che, con abilità e maestria il terzetto composto dal «Basso, Contra e Mezza voce» deve saper cogliere e rispondere al meglio.
  • «Ballu sàrtiu»: Rispetto al «Ballu torrau» è un ballo più «allegro», in quanto forse i balli sardi, almeno ai tempi dei nostri avi, erano molto più contenuti come movimenti.
  • «Ballu ‘e duos»: come avviene per «Su passu ‘e carru», anche questo è un canto caduto in disuso eseguito con amore e cura dalle persone anziane fino agli anni ’50 del secolo scorso. Personalmente l’ho voluto riesumare; (uso questo termine perché sono canti che erano già stati addirittura dimenticati, ma la mia passione mi ha spinto ad andare oltre…); per fortuna oggi possiamo godere e riascoltare queste bellissime melodie.
  • «Ballu ‘e tres»: Sicuramente è il ballo che richiede più fatica fisica, soprattutto per i ballerini che lo eseguono, ma è anche un ballo che può vantarsi della sua forza e robustezza. Molto apprezzato dagli appassionati del canto Fonnese.
  • «Muttos»: “I muttos” è un canto che rievoca il ricordo dei ragazzi di un tempo che cercavano di conquistare il cuore delle ragazze con dediche d’amore; si deve rilevare, però, che troviamo “Muttos” anche di sventura, tristezza e dolore
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